From Svalbard with love n.1

Il primo quadro della serie sulle Svalbard

Mi sono chiesta come mai abbia scelto l'acqua come soggetto per il primo disegno. Potevo scegliere un ghiacciaio che come quelli lassù non ne avevo mai visti. E invece non so, volevo disegnare l'acqua. Forse perché ne sono rimasta totalmente affascinata. E non pensavo mi succedesse una cosa simile. Non avevo mai provato l'esperienza di vivere su una barca per un po', di poter stare sul ponte tutte le volte che volevo e guardare gli skua artici che si fiondavano a pelo d'acqua tanto che mi chiedevo cosa stessero facendo visto che non la toccavano mai nemmeno con la punta del becco. Ero arrivata alla conclusione che alla fine, forse, si divertivano anche loro alla maniera in cui si divertono gli skua artici (fiondate così le faremmo tutti se avessimo quelle benedette ali!).

E' stata come una magia.

E' stata la prima volta in vita mia in cui non abbia pensato a nulla se non a quello che avevo di fronte.

Ho capito perché chi va in barca poi non può più farne a meno. Ho capito quant'è bello svegliarsi la mattina e guardare quell'acqua che ha tutti i riflessi del mondo. Che è quieta, ma anche frastagliata come le foglie della vite. Decidere di andare a dormire ed essere dispiaciuta di non poter continuare a guardare quel chiaroscuro a tratti blu, a tratti verde, a tratti bianco, ancora per un po'.

Di accorgersi che il mal di mare non l'hai avuto e allora, come spesso accade, è più grande la paura di ciò che potrebbe essere rispetto a quello che in realtà accade.

Ho voluto iniziare da quell'oceano perché, assieme all'orsa polare che allatta il cucciolo e al ghiacciaio Lilliehöökbrenn, sono state ciò che più mi rimarrà impresso di quell'indescrivibile viaggio.

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